La “second life” del Porto Turistico di Rapallo

Sono partiti i lavori di ristrutturazione del nuovo Porto Turistico Internazionale di Rapallo. I lavori dovrebbero terminare in autunno

by Niccolò Volpati – photo by Andrea Muscatello

Sono passati 24 mesi da quando i relitti della super mareggiata di Rapallo furono rimossi. Era Pasqua del 2019 e il sindaco Carlo Bagnasco si era proposto di liberare il lungomare dalle barche che si erano arenate cinque mesi prima. E a Pasqua del 2021, all’esterno della diga foranea del Porto Carlo Riva è arrivata la prima chiatta per i lavori di messa in sicurezza e di ricostruzione. Tempi previsti, diciotto mesi.

Giuseppe Pontremoli

Speravamo di poter iniziare a febbraio – afferma Giuseppe Pontremoli, neo direttore del porto, ma, purtroppo, i due mesi di ritardo probabilmente inficeranno la stagione 2022”.

Il nuovo Porto Turistico Internazionale di Rapallo, infatti, dovrebbe essere terminato nell’autunno del prossimo anno. L’operazione è finanziata dalla Bizzi&Partners, una società di costruzioni che ha operato in Italia e all’estero, inclusa la 5th Avenue di New York. A fine marzo, è stato firmato l’atto suppletivo della concessione al Comune di Rapallo.

 “L’atto suppletivo
è la garanzia per la città di Rapallo –
dichiara il Sindaco Carlo Bagnasco. – Perché le due società che l’hanno sottoscritto si dovranno impegnare nei lavori”.

Carlo Bagnasco

Carlo Bagnasco è al secondo mandato da Sindaco di Rapallo. Ricopriva l’incarico già nel 2018 quando ci fu la mareggiata che distrusse la diga del Carlo Riva.

Quali sono le due società di cui parla il Sindaco? La Porto Turistico Internazionale di Rapallo (PTIR) che detiene la concessione fino al 2056, in pratica la società che ha costruito e gestito il Carlo Riva fino a oggi, e la Argo, una ditta appositamente costituita dalla Bizzi&Partners. La Argo si è fatta garante sia per l’aspetto economico, sia per quello tecnico. L’aspetto economico significa che la Argo finanzia i lavori per circa 38 milioni di Euro e per quanto riguarda l’aspetto tecnico, ha già affidato i lavori a un’associazione temporanea d’impresa che comprende la Savarese Costruzioni e la Sales Spa. Sono loro che hanno fatto arrivare il primo pontone per la diga foranea a fine marzo.

Le società quindi rimangono due: Argo rappresenta il presente e il futuro. Ha il compito di ricostruire e far ripartire lo scalo. La Porto Turistico Internazionale di Rapallo, cioè la società di cui fanno parte anche gli eredi di Carlo Riva, ha il compito di sanare le controversie che riguardano il passato. C’è un nuovo Consiglio di Amministrazione e lo presiede l’avvocato Sanzo, esperto nella ristrutturazione di debiti. Il “vecchio” Carlo Riva, infatti ha debiti e contenziosi aperti sia con gli armatori che non hanno potuto godere dell’ormeggio in porto in questi anni, sia con coloro che avevano affidato alla direzione del porto lo smaltimento delle loro barche affondate. Alcuni sono ancora in attesa che questa operazione sia completata, visto che è proprio dallo smaltimento illecito dei relitti che è scaturita l’indagine che ha portato alla “decapitazione” della precedente dirigenza del porto turistico.

La maggior parte del materiale per ricostruire la diga arriverà via mare in modo da minimizzare il disagio per la città di Rapallo.

C’è una continuità nella discontinuità, dice il Sindaco Bagnasco. La Porto Turistico Internazionale di Rapallo è titolare della concessione e sappiamo che un passaggio è un’operazione assai complessa dal punto di vista amministrativo. È bene quindi che PTIR continui a esistere e ad avere la concessione, come già stabilito fino al 2056. Il CDA però è nuovo e il suo presidente è un professionista di fiducia di Davide Bizzi.

Al termine dei lavori  afferma il neo direttore Giuseppe Pontremoli, – le due società dovrebbero fondersi, augurandosi che la Porto Internazionale di Rapallo riesca a ristrutturare il suo debito”. E se non dovesse accadere? “È possibile che la Argo chieda il subentro nella concessione, afferma il direttore, ma tutti ci auguriamo che invece ci riesca”.

Attualmente, circa un centinaio di armatori del Carlo Riva hanno espresso la volontà di rimanere a Rapallo, ma ci saranno ancora più di duecento posti barca da assegnare. È ovvio, quindi, che nessuno ha interesse a scontentare gli armatori, dato che sono i primi a cui rivolgersi per proporre l’ormeggio nel futuro porto turistico fino al 2056.

I lavori sono stati affidati a un’ATI (Associazione Temporanea d’Impresa) costituita da Savarese Costruzioni e Sales Costruzioni Spa. Il termine dei lavori è previsto tra 18 mesi, nell’autunno 2022.

I RELITTI DEL PORTO CARLO RIVA, OLTRE IL DANNO LA BEFFA

I relitti furono tanti, circa 400, ma alcuni di questi non hanno ancora trovato pace. Come il Baglietto Ischia del 1963 di Roberto Piatti.

“Ho pagato una fattura di 45.000 euro al Carlo Riva per recupero, trasporto e smaltimento – racconta l’ingegnere, fondatore e Ceo di Torino Design. La barca era assicurata con Pantenius, che mi ha rimborsato per intero la spesa”.

Roberto Piatti

Quello che Roberto Piatti si aspettava, ma che non ha ancora ricevuto, è il certificato di avvenuta demolizione, un documento indispensabile per poter cancellare la barca dai registri. In compenso, nel maggio del 2020 ha ricevuto una mail con posta certificata dal Comune di Massa Carrara. Che cosa scriveva il Settore Tutela Ambientale del Comune Toscano? Intimava l’armatore di rimuovere il relitto della sua imbarcazione che giaceva abusivamente in un’area non autorizzata allo smaltimento di rifiuti speciali.

Il Baglietto Ischia di Roberto Piatti non è l’unico, è in buona compagnia. Ci sono infatti altri sette relitti in Via Dorsali a Massa Carrara. Ed è proprio da quel mancato smaltimento che è partita l’inchiesta che ha decapitato i vertici del Carlo Riva.

Il Baglietto Ischia di Roberto Piatti

La British Shipways, incaricata dal Carlo Riva, è indagata per smaltimento illecito di rifiuti speciali con l’aggravante del metodo mafioso.

L’inchiesta, tuttora in corso, muove l’accusa di smaltimento illecito di rifiuti con l’aggravante del metodo mafioso. Oltre ai vertici del porto turistico, è indagato il titolare della British Shipways di Napoli che era stata incaricata dal Carlo Riva per il recupero e lo smaltimento dei relitti che erano affondati all’interno del porto. La lettera del Comune di Massa Carrara, in sostanza, si rivolgeva agli armatori dicendo che, visto che non se ne stava occupando il Carlo Riva, né la British Shipways, avrebbero dovuto pensarci loro. Peccato che avessero tutti già pagato e che la cifra fosse più che congrua. E poi, sarebbe difficile entrare in un’area che, causa inchiesta giudiziaria, è posta sotto sequestro. Facile anche immaginare che si tratti di un ammasso di relitti, ormai molto poco distinguibili uno dall’altro.

Il Baglietto prima dell'affondamento

“Purtroppo non ho potuto assistere al recupero del mio Baglietto Ischia perché mi avvisarono solo quindici minuti prima che avvenisse, – racconta Roberto Piatti – ma so che si è anche spezzato in due mentre lo tiravano fuori dall’acqua”. Il problema è che fino a quando un relitto non viene smaltito, non viene rilasciato il documento di avvenuta demolizione e, senza questo documento la barca non può essere cancellata. Il Baglietto Ischia, pertanto, esiste ancora e l’armatore ne è responsabile. E questo nonostante abbia pagato il Carlo Riva che aveva affidato l’incarico alla British Shipways. Non sono gli armatori ad avere scelto a chi affidarsi, ci ha pensato la Direzione del porto. E non è nemmeno logico immaginare che debbano farsi carico, né loro, né le assicurazioni, di un costo aggiuntivo per compiere un’operazione che dovrebbe esser già stata fatta.

Le barche affondate o danneggiate durante la mareggiata del 29 ottobre 2018 sono circa 400. Di queste, circa un centinaio sono affondate nelle acque interne del porto. Gli armatori e le assicurazioni hanno pagato per il recupero e lo smaltimento della propria barca, ma questo, per alcuni, non è ancora avvenuto.

Oggi la situazione al Carlo Riva è cambiata. La Porto Turistico Internazionale di Rapallo, cioè il “vecchio” Carlo Riva, ha un nuovo Consiglio di Amministrazione, presieduto da Salvatore Sanzo, un avvocato esperto nella ristrutturazione dei debiti e già collaboratore del gruppo Bizzi. È questo nuovo CDA, del quale fanno parte anche gli eredi di Carlo Riva con una quota di minoranza, che si deve fare carico degli “arretrati”. Deve cioè risarcire quegli armatori che non hanno potuto godere dell’ormeggio a Rapallo in questi anni e anche quegli armatori, come Roberto Piatti, che hanno pagato per lo smaltimento della sua barca affondata e che si sono visti chiamati in causa dal Comune di Massa Carrara. Gli armatori, pertanto, attendono fiduciosi che la Porto Internazionale di Rapallo si faccia viva con loro e risolva al più presto tutti i problemi rimasti in sospeso.

(La “second life” del Porto Turistico di Rapallo – Barchemagazine.com – Aprile 2021)