Emilio Mazzoli, 360-Degree ART in every sense

La Galleria Mazzoli di Modena è il prototipo di un mondo ideale, dove la passione incontra l’arte e la generosità si sposa con la cultura

by Francesca Ciancio – courtesy Galleria Mazzoli, Modena – photo by Rolando Paolo Guerzoni and Paolo Pugnaghi

Emilio Mazzoli è alla soglia degli ottant’anni e ha festeggiato i primi cinquanta anni della sua attività come gallerista d’arte l’anno scorso. Cinquant’anni di incontri eccezionali con i nomi più influenti dell’arte contemporanea italiana e straniera. Tutto partendo e rimanendo nella sua Modena, la città dove è nata prima “Futura – Galleria d’arte contemporanea” e poi lo spazio che ancora oggi porta il suo nome. 

Galleria Mazzoli
Robert Bittenbender, Faggetto Regina, 2021.

Grande bibliofilo, Emilio Mazzoli è un autentico appassionato di poesia e ha pubblicato opere di importanti voci contemporanee quali quelle di Paul Vangelisti, Nanni Cagnone, Gabriel Magaña Merlo, Jack Spicer, Vladimir D’Amora, Paul Wühr, Giulia Niccolai e George Oppen i cui testi sono affiancati alle opere degli artisti della galleria.

Neanche trentenne investe nella sua grande passione: l’arte a 360 gradi, che vuol dire pittura, scultura, letteratura, poesia, facendosi lui stesso editore e pubblicando i cataloghi delle mostre da lui allestite. Un’attività che inizia con nomi come Jannis Kounellis, Luciano Fabro e Giulio Paolini. Confessa che non andò benissimo e da lì decise di fare la spola tra Modena e Roma per entrare in contatto con gli artisti del momento. Sono gli anni della Transavanguardia e le amicizie con personaggi del calibro di Sandro Chia ed Enzo Cucchi fanno di Mazzoli il gallerista di riferimento di questo movimento. 

Nella nuova galleria aperta nel 1977 infatti si tiene la mostra “Tre o quattro artisti secchi”, il cui catalogo costituirà il manifesto della Transavanguardia. Complice anche un rapporto tutt’oggi solido con il critico Achille Bonito Oliva, in Galleria Mazzoli arrivano le opere di Mario Schifano, Vincenzo Agnetti, Enrico Castellani, Giovanni Anselmo. «A dirla tutta – racconta il gallerista –, era da tempo che corteggiavo Schifano ma non riuscivo a incontrarlo. A Roma conosco un venditore di cineserie che mi propone il numero dell’artista in cambio di centomila lire, gliele do e chiamo Schifano. Ecco come è iniziata con lui».

Galleria Mazzoli
W. Robinson, Floating Bedroom, 2020.

Lo ricorda come un  uomo generoso, capace di regalare i suoi quadri a chi faceva attività politica per sostenere i movimenti di sinistra. Allo stesso Mazzoli consegnò una partita di opere commissionate e, per scusarsi del ritardo, ne aggiunse altre in omaggio. «Questa è la mia idea di artista – spiega Mazzoli –, una persona che vive per l’arte, intellettualmente libera, e credo di poter dire lo stesso di me, perché in cinquant’anni di carriera non mi sono mai preoccupato dei soldi e ho comprato opere al prezzo giusto e le ho rivendute a prezzi altrettanto accessibili, ho venduto anche a rate, mi piace l’idea che chiunque può acquistare un quadro».

Galleria Mazzoli
B􏰙en 􏰉Schumacher, Simple Cool Automatic Painting, 2021.

A sentire i nomi che hanno esposto da lui e pensare al valore che oggi hanno certe opere tremano le gambe. A Modena sono finiti Mimmo Paladino, Nicola De Maria, Francesco Clemente. Viene naturale chiedergli come mai sia rimasto a Modena e la risposta è di una semplicità disarmante: «Ero giovane ma avevo già una moglie e tre figli e poi non ho mai amato le grandi città. Sa come ho iniziato ad appassionarmi all’arte? Grazie a un prete dell’oratorio che frequentavo. Questa è rimasta la mia matrice, quella cattolica, ecco perché penso che l’arte debba essere accessibile, anche nei prezzi. Invece, dagli anni ’80 in poi, è diventata un mercimonio ed è colpa sia dei galleristi, sia degli artisti, complici nell’aver trasformato l’arte in un’estensione della finanza. Contano solo i soldi».

Galleria Mazzoli
B􏰙radley K􏰤ronz􏰃, Untitled, 2021.

Tra le memorie che vale la pena riportare c’è quella di un giovanissimo Jean-Michel Basquiat, che allestì la sua prima mostra al mondo proprio grazie a Emilio Mazzoli: «Era il 1981 e vendetti subito le opere, perché i miei clienti si sono sempre fidati della mia sensibilità e della mia onestà. Oggi le gallerie lavorano solo sul deposito, non comprano quadri e danno indietro l’invenduto, io invece continuo ad acquistare e a credere nei giovani artisti».

Galleria Mazzoli
S􏰉andro 􏰕Chia, Fuoco, 2014.

Sopra, due opere di Ross Bleckner, olio su tela, Untitled del 2018 e Doppelgänger III del 2017.

In cantiere c’è una grande mostra su un artista vivente, si terrà nel 2022, ma il nome è top secret. Insomma, Mazzoli non si ferma e pensa al futuro: «Soprattutto mi auguro – sottolinea il gallerista – che l’arte si riprenda i suoi spazi di coraggio e libertà, deve recuperare una dimensione epica e invito i ragazzi a fare più gli artisti e meno i manager». Esiste anche una galleria Mazzoli all’estero ed è quella aperta dal figlio, a Berlino, ed è dedicata al rapporto tra arte e suono.

TRA I CLIENTI PIÙ AFFEZIONATI DELLA GALLERIA CI SONO ANCHE PERSONAGGI DEL SETTORE NAUTICO, UNO SU TUTTI ALBERTO GALASSI, AMMINISTRATORE DELEGATO DI FERRETTI GROUP.

Tra i suoi clienti più affezionati ci sono anche personaggi del settore nautico, uno su tutti Alberto Galassi, amministratore delegato di Ferretti Group. «I peggiori clienti sono invece i cattivi collezionisti che comprano solo per investire. Invece l’arte significa passione, cultura e gioia di vivere», sorride Mazzoli.

DATE
Nel 1970 apre a Modena “Futura – Galleria d’arte contemporanea”.
Nel 1977 inaugura una nuova galleria che porta il suo nome, Emilio Mazzoli, nella quale presenta mostre di Vincenzo Agnetti, Gilberto Zorio, Enrico Castellani, Giovanni Anselmo
e Mario Schifano.
Nel 1978 inizia l’avventura della Transavanguardia con la mostra “Tre o quattro artisti secchi” di Enzo Cucchi e Sandro Chia.
Nel 1981 realizza la prima mostra personale al mondo di Jean-Michel Basquiat curata da Diego Cortez, eccentrico critico d’arte e musica
di New York.
Dagli anni ’90 collabora con alcuni artisti italiani come Gian Marco Montesano, Mario Dellavedova, Franco Vaccari, Carlo Benvenuto, Marco Cingolani, tra gli altri.

Galleria Mazzoli
Walter Robinson, Honey, 2018.

(Emilio Mazzoli, 360-Degree ART in every sense – Barchemagazine.com – Febbraio 2022)