50 piedi e quasi 50 nodi di velocità, il D50 è la nuova ammiraglia del cantiere catalano, fedele al design che contraddistingue tutti i suoi modelli, ma anche molto customizzabile
by Niccolò Volpati – photo by Andrea Muscatello
Non avere scelta non è mai un’opzione piacevole. Ce ne accorgiamo soprattutto quando le strade appaiono obbligate. E quando un cantiere vara un’ammiraglia, come in questo caso, ci si aspetta il massimo di scelte a disposizione. I modelli di De Antonio, lo sappiamo, si sono fatti conoscere per la motorizzazione fuoribordo nascosta dal prendisole di poppa. Il D50 non fa eccezione, ma le scelte su cosa installare sono notevolmente aumentate. Dipende sia dalla dimensione della barca, 14,90 metri di lunghezza fuori tutto per 4,40 metri di baglio, sia dalle tante potenze dei modelli di fuoribordo disponibili oggi sul mercato.
La scheda di omologazione del cantiere catalano ci dice che al massimo si può arrivare a 1.800 cv, mentre al minimo la motorizzazione consigliata è di 1.200 cv. L’opzione che ho avuto a disposizione durante il test è stata con quattro Verado V8 di Mercury di 300 cavalli ciascuno. In manovra la barca si è comportata molto bene. In plancia c’era il joystick e l’installazione a quattro motori consentiva alle due coppie di lavorare simmetricamente per dare direzionabilità allo scafo. Semmai il problema era quello del bordo libero.
LA PIATTAFORMA DI POPPA È A MOVIMENTAZIONE IDRAULICA,
IN QUESTO MODO PUÒ SCENDERE FINO A PELO D’ACQUA
DURANTE LE SOSTE IN RADA.
Il design di De Antonio prevede una fiancata piuttosto pronunciata con una buona superficie esposta al vento, ben presente durante la prova, pertanto, se si provava a traslare lateralmente con il joystick, i motori ce la facevano, ma con una certa difficoltà. Insomma, il joystick risolve moltissimi problemi, ma non è come in un videogioco: aiuta, ma in certe condizioni non è risolutivo. I fattori “naturali”, quando si naviga, è bene che siano sempre presi in considerazione. Fuori dalla diga di Genova, la prima cosa che ho apprezzato è la vista dalla plancia. Il parabrezza non ha ostacoli: è un unico pezzo di plexiglass senza distorsioni, quindi ottima vista senza effetto lente in prossimità delle curvature. Questo regala anche un senso di sicurezza quando si naviga perché si ha la sensazione di poter monitorare facilmente tutte le altre imbarcazioni che ci circondano. L’onda non è abbastanza formata per farsi un’idea precisa del comportamento della carena con mare mosso.
Tanta abitabilità a prua così come nella cabina di poppa che può essere allestita in modo tradizionale, oppure nella versione living con un divanetto per moltissime sedute.
C’è però un vento teso che, soprattutto a qualche miglio dalla costa, fa ochettare il mare. È l’occasione per verificare quanto sia asciutta la coperta. La sensazione, osservando la scia, è che l’acqua si distanzi molto dalle fiancate del D50. Temo però che in virata il vento possa restituire degli spruzzi, in particolare a poppa, ma a prova fatta non è così. Significa che le linee della carena assolvono a un duplice compito: spezzano la modesta onda che abbiamo incontrato, senza spruzzi in coperta. E poi ci sono le prestazioni, quelle che si valutano anche numeri alla mano. Quattro fuoribordo, nonostante la somma complessiva dei cavalli vapore li classifichi come potenza minima consigliata, spingono parecchio. Quindici metri di barca e undici tonnellate di peso, ma solo sei secondi per planare! La velocità massima è arrivata a ben 46 nodi e il consumo istantaneo è ragionevole, dato che rimane sotto i 100 litri/ora per motore.
Lo spazio in coperta non manca e l’allestimento walkaround garantisce la possibilità di muoversi da prua a poppa senza difficoltà.
La prestazione migliore, in termini di rapporto tra velocità e consumo, la si ottiene a poco più di trenta nodi e 4500 giri perché i litri per miglio sono solo sei. L’unico appunto è relativo all’autonomia. Il serbatoio della benzina ha una capienza di 1.500 litri che non sono pochissimi, ma se fossero stati un po’ di più sarebbe stato meglio. In fondo si tratta di una barca di 50 piedi e quindi è ragionevole che la si voglia utilizzare in lungo e in largo per il Mediterraneo. In coperta gli acciai delle bitte, come la struttura che sostiene l’hard top, appaiono decisamente sovradimensionate e quindi assai robuste. Non mi ha convinto il sistema dalla vasca idromassaggio sulla tuga a prua. Per riempirla si devono togliere i cuscini e far entrare acqua di mare. Mi sembra una soluzione né carne, né pesce, nel senso che non è un comodo prendisole dato che si devono scavalcare le pareti di vetro per accedervi, ma nemmeno una piscina da mille e una notte. Per fortuna è un optional e quindi si può scegliere l’allestimento che si desidera per la tuga. Quello che invece mi sembra davvero riuscito sono gli interni.
L’abitabilità è tanta a prua e ce lo si poteva aspettare, ma è davvero sorprendente anche nella cabina di poppa che invece rimane sotto il pozzetto. Inoltre, sfruttando per intero il baglio, questo è un locale molto ampio e accogliente. Anche in questo caso l’allestimento è a scelta. Una versione prevede un divanetto a U con al centro un elemento che funge sia da mobile bar, sia da ulteriore seduta, mentre la seconda opzione è quella di una cabina letto più tradizionale con un’enorme cuccetta matrimoniale.
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PROGETTO
Ufficio tecnico del cantiere
SCAFO
Lunghezza f.t. 14,90m • Larghezza massima 4,40m • Pescaggio 0,70m • Dislocamento 11.000 kg • Serbatoio carburante 1.500 l • Serbatoio acqua 450 l • Potenza minima installabile 1.200 cv • Potenza massima installabile 1.800 cv
MOTORE
4×300 cv Mercury Verado • Potenza 229 kW (300 cv) • 8 cilindri a V • Cilindrata 4,6 l • Regime di rotazione massimo 5200-6000 giri/minuto • Rapporto di trasmissione 1,85:1 • Peso a secco 272 kg
CERTIFICAZIONE CE
CAT B
(De Antonio D50 Open, superfast custom built – Barchemagazine.com – Febbraio 2022)